venerdì 29 agosto 2008

SVEGLIATI!

Basta far da spettatore
osservare le donne, poi sognare per ore
qui al Nord si passeggia, a paratie stagne
nessuna sorpresa, ma le solite lagne
timido sono, lo so, che vuol dire?
la misura è ormai colma, e io vi voglio stupire
saprò fare breccia nei cuori scosciati
e buttare alle ortiche i silenzi abusati
chi osa poi vince, son determinato
a violare l'infido campo minato
di corpi procaci ma volti sprangati
alteri, abbronzati e a lungo invocati
io mi alzerò allora, lasciando lo scranno
e a lor parlerò senz'ombra d'affanno

COMPARTIMENTI STAGNI

Se ci prendono singolarmente
siamo tutti espansivi, e a caccia di gente
se ci confidiamo, bramiamo incontrare
persone estranee con cui affabulare
ma se ci impongono codesto scenario
siamo immoti e mesti come le acque del Lario
il clima e l'ambiente, associati a delinquere
in un fossato profondo ci ammassano a infingere
in un magma di gente, in piedi, annoiati
cerchiamo un soggetto con cui esser spigliati
frughiamo in un mare di teste vaganti
una che cerchi uno sguardo e non brancoli avanti
ma quel gregge di occhi bruca bendato
e della speranza smorza ogni afflato

DAYDREAMING...

Zainetto in spalla, cuffie all'orecchio
i pensieri riflettono come uno specchio
un po' scantono, un po' m'involo
il sudore ruscella, ma non sono più solo
m'invento copioni di grande sollazzo
dove sono la star ed il paparazzo
sovrappensiero, in più trasognato
chi incrocia il mio sguardo mi crede drogato
invero lo sono, di irreali bugie
uno mondo onirico di successi e malìe
i piedi fluttuano per ciò che io agogno
sorvolo gli incroci mentre è una donna che sogno
e quando infin riesco a entrar nel suo letto
mi ritrovo stranito in un gabinetto
"è il wc aziendale", comprendo e strabuzzo
poi ci infilo la testa come fossi uno struzzo

SPESSO SONO...

Spesso sono... un riflettore
acclamato solo quando si appisola il sole

Spesso sono... l'ostia un po' indigesta
per il cristiano che alzar non osa mai la testa

Spesso sono... un'insegna di birreria
che la gente guarda distratta prima di scivolar via

Spesso sono... un madrigale
per una donna che gli occhi
sullo scritto non freme di posare

Spesso sono... una raffica di vento
che mulina solo il proprio scontento

Spesso sono... il delta di un fiume
che non dona acqua ma veleni e putridume

Spesso sono... la crepa nella piega della voce
che rivela la rabbia dietro la quiete

Spesso sono... assorto e lontano
vago nello spazio cercando una mano

sabato 16 agosto 2008

TAIM

Voglio tempo da perdere nel mio grembo
Non vivo nel lavoro, per lui io non arrembo
Voglio gustare ogni pensiero come fosse una primizia
Non voglio dedicarmi a coltivar mestizia
L’ambizione è un accessorio che non cerco in dotazione
La carriera non è un dio cui io debba adorazione
Odio le scadenze, le polizze poi aborro
In calce per la firma io mi ispiro a Zorro
D’essèr competitivo di certo non mi cale
Consumarsi la salute a macinare scale
Preferisco respirare un’aria più modesta
Ch’èsser poi pagato come un giullar da festa

TEX (il capufficio...)

Ti libri leggero come un bozzagro
Sbirci e traguardi con occhio agro
Sguardo famelico e membra abbronzate
Così entri tronfio a vele spiegate
I tuoi subalterni ti danno la baia
La bruna di Geova è garrula e gaia
Ma un’ombra torva inonda il tuo viso
Al premio promesso, hai udito, sei inviso
Proprio quel premio di produzione
Cui tanto anelavi da inizio stagione
Il furore avvampa su gote rasate
La bile tracima in acidule ondate
La tua acquiescenza hai speso invano
E in un baleno sei a mollo nel guano
Avverti nel petto un’acuta ambascia
Torchiato e strizzato come vil rascia
A mostrare disdegno sei refrattario
Non a una pugnetta, anche se fuori orario
Così ti rinchiudi con volto grifagno
A menarlo furioso sul water del bagno
Un groppo alla gola ti fa allora sbiancare
È l’onanismo il tuo mirto mare

SINDACANE (sindacalisti dei nostri tempi...)

Di Cipputi bifido alfiere
Incetti permessi per rinchiuderti a bere
Il tuo volto senza storia
Si contorce per misera gloria
Sei repellente, falso e suadente
Raggirare vai la gente
Che speranza troppo audace
Nel rostro tuo di bieco rapace
Con fiducia conficcò
Sei un attore di macerie
Del padrone facella e pompiere
Tu prometti con fierezza
Quindi neghi con destrezza
La favella tua infetta
Chi ai trascorsi mai dà retta
Sei del mare la corrente nera
Che trascina le balene sulla rena
Sei una scimmia con collare
Che ama farsi seviziare
Sei un cane alla catena
Che guaisce e si dimena
Quando il suo padre-padrone
Gli porta la ciotola con il rognone
La tua tessera consunta
Di ideali ormai è smunta
Sindacane, essere abietto
Solo nel renzi appari schietto